venerdì 12 luglio 2019

Marie la strabica - Georges Simenon

Alla finestra c'è Sylvia, che si spoglia, e mostra i suoi meravigliosi seni alla luna e a qualcun altro incuriosito da tanta beltà mai vista prima. 
Sylvie ne è consapevole, e non rinuncia ad apparire nel suo splendore e impudicizia, anche davanti allo sguardo assorto e giudizioso di Marie.
Marie, l'amica strabica e brutta della sua infanzia; l'amica con la testa sulle spalle e arrendevole, che divide con lei prima il lavoro estivo da cameriera in una pensione, e poi la vita, a Parigi.

Pur essendo complici e amiche da sempre, le ragazze non possono essere l'una più diversa dall'altra. E Simenon celebra proprio in questo romanzo il canto di due personalità tanto differenti e distinte che si contendono la sopravvivenza in una Parigi ancora tutta da scoprire.

Marie è colei che tenta di vivere secondo correttezza e semplicità, accontentandosi delle - seppur minime - opportunità lavorative che la metropoli francese le offre.
Sylvie invece è la sua nemesi, la seconda faccia della medaglia. 
La sua vita è una scalata sociale priva di scrupoli; non le dà pensiero recare danni a chiunque incontri, meno che mai ai sentimenti dell'amica del cuore Marie.
Marie, che nonostante tutto è sempre pronta a dare una mano a Sylvie, nonostante disapprovi i suoi comportamenti e il suo stile di vita.
Marie, che da goffa co-protagonista, si rileva la donna forte e la supereroina della bella Sylvie.

Il romanzo "Marie la strabica" di Simenon appare come una favola nera di un'amicizia molto particolare, capace di perdurare nonostante le scelte assunte da ciascuna ragazza, nonostante i progetti di vita differenti di entrambe, nonostante tutto. E la meraviglia sta proprio in questo: chiudere gli occhi davanti a chi si vuole bene e non giudicare, e abbracciare la sua vita, i suoi rimpianti, i suoi errori, le sue richieste di perdono, sempre.

martedì 23 aprile 2019

Conosciamo Emma, donna di fede e di integrità morale

Emma, un nome che mi ha riportato subito alla mente la protagonista dell'omonimo romanzo di Jane Austen. 
Emma, il titolo di una mail che mi arriva un giorno, un po' per caso, io l'apro, e ci leggo parole molto gentili di parte di Massimo Angelini – direttore della casa editrice Pentagora – che mi fa dono di due libri, tra cui anche questo di Helena Molinari.
Ho poco tempo per leggere in questo periodo, ma, un po' per riconoscenza, un po' perché quel nome in qualche modo mi chiama, decido di dare una possibilità a questo romanzo.

Ho conosciuto Emma finalmente, la protagonista di queste pagine, una donna, e io quando leggo di donne rimango sempre affascinata.
All'inizio ammetto che ho nutrito una certa ritrosia ad affezionarmi a questo personaggio. L'ho trovata a prima vista fredda, quasi egoista nelle sue scelte. Emma infatti, ad un certo punto della sua vita, sente il bisogno di ritirarsi in compagnia di se stessa, della sua fede, per meditare sul vacillamento che sta vivendo nella sua sfera privata e personale.
Un vacillamento che intacca il suo matrimonio e la sua idea di fede. Un vacillamento che intacca le sue scelte di ragazza che l'hanno portata ad essere la donna che è ora.
E l'idea che una moglie e madre abbia potuto abbandonare un marito e due figli per pensare, meditare, fare chiarezza, l'ho trovata quasi egocentrica. 
Ma poi ho capito.
Ho capito che ognuno di noi ha dei momenti di incertezza, di spaesamento, di crisi interiore, e fermarsi per strappare del tempo da dedicare a noi stessi non è e non sarà mai qualcosa di egoistico. È necessario. È necessario per riprendere in mano la nostra integrità di individui.

Ed Emma questo lo capisce. Capisce quanto sia forte in sé il dono della fede, sia dal punto di vista religioso, che per quanto riguarda la fede in se stessa e nelle scelte che ha fatto.

E per quanto io mi distacchi un po' dal concetto più rigido di fede ho ammirato e nello stesso tempo invidiato la forza e la fortuna che ha questa donna nel prendere in mano la sua vita in un momento di difficoltà e abbandonarsi al richiamo di quel dono – la fede appunto – che trova dentro di sé.

Ringrazio ancora Massimo Angelini per aver pensato a me, per avermi dato l'opportunità di leggere questo piccolo gioiello, per avermi fatto scoprire questa donna, che entrerà a far parte delle mie tante eroine.

giovedì 6 dicembre 2018

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