venerdì 18 gennaio 2013

Intervista col Vampiro - Anne Rice


Intervista col Vampiro, Anne Rice. 1976, Tea, 364 pagine.

Siete cresciuti o cresciute col mito di Twilight pensando ai vampiri in modo romantico, sognando l'amore con un principe immortale? O forse avete letto Dracula di Bram Stoker, dove il cattivo è solo cattivo e il buono è solo buono?
È il momento di crescere, gente; di guardare in faccia la realtà, di conoscere l’essenza della stirpe vampiresca. È il momento di leggere Anne Rice.


Intervista col Vampiro è un romanzo scritto nel 1976, capostipite della lunga saga “Le cronache dei vampiri”. La Rice, attraverso l’intervista che il giovane Daniel Molloy fa al vampiro Louis de Pointe du Lac, ci riporta al 1791 nelle piantagioni di indaco sul Mississipi, vicino a New Orleans. Lì, all’età di 25 anni, Louis viene trasformato in vampiro dal terribile e malvagio Lestat per il quale il protagonista prova un sentimento di ripulsa ma anche di attrazione. Con Lestat, Louis forma una sorta di macabra famiglia quando a loro si aggiunge la bambina vampira Claudia, il personaggio forse più suggestivo dell’intero romanzo e il più angosciante: pensate solo alla condizione di restare bimba per sempre nel corpo, ma crescere come un’adulta mentalmente e sentimentalmente. Proprio per questo motivo Claudia odia Lestat, colui che l’ha fatta diventare una non-morta, e organizza il suo omicidio. Senza Lestat, Louis e Claudia viaggiano fino in Europa alla ricerca di domande senza risposte sulla loro condizione. Giunti a Parigi, conosceranno Armand e il Teatro dei Vampiri e sarà un incontro, sotto aspetti diversi, fatale per entrambi.

Intervista col Vampiro è un romanzo eccezionale. Anne Rice, definita non a caso “la regina delle tenebre”, ci ammalia con le descrizioni, gli odori e i sapori prima di New Orleans e poi di Parigi. Ma soprattutto l’autrice ci spiattella in faccia l’inutilità dell’essere immortali: man mano che il tempo passa tutto diventa futile, inutile, proprio come il vivere per sempre senza invecchiare mai. Vivere e sopravvivere è maledettamente più complicato per un vampiro rispetto a un uomo mortale; un vampiro deve uccidere per vivere, non può mai vedere la luce del sole e una volta che riposa nella bara è un rischio perché chiunque, scoprendola, potrebbe aprirla ed esporre chi vi giace alla luce del giorno.

Alla fine che senso ha vivere per sempre in questa condizione? Qual è lo scopo o il fine? Inevitabilmente sopraggiunge la solitudine e l’apatia trionfa: la morte dei sentimenti e delle emozioni è la peggiore di tutte.

Consigliato a: chi conosce solo il mito moderno dei vampiri fatto magari di buoni sentimenti e troppo romanticismo. A chi in un romanzo cerca qualcosa di più di una bella storia seppur fantastica. Il testo della Rice è anche filosofia sulla condizione umana

Citazione: Non innamorarti della notte così follemente da non riuscire più a trovare la strada.

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