lunedì 28 gennaio 2013

Ubik - Philip K. Dick


Ubik, Philip K. Dick, Fanucci editore, 240 pagine.

Io seguo i consigli letterali solo di poche ed elette persone. Mio cognato è entrato a far parte della cerchia dopo avermi parlato di Ubik, fantascienza e surrealtà allo stato puro. Mi sono persa nello stile secco e angosciante di Dick ed è stato difficile tornare alla realtà (“realtà? Quale realtà?”).
Sì, perchè di realtà (diverse) si tratta.

Ci troviamo nel futuro, precisamente nel 1992. La realtà principale è quella in cui si trovano Joe Chip, protagonista indiscusso del romanzo, ed i suoi compagni della Runciter Associates (agenzia di neutralizzazione); una realtà moderna, tecnologica, dove le macchine hanno la meglio sugli esseri umani e sono capaci di spillare loro quattrini anche per farli uscire dalla propria casa. E' una dimensione, questa, fatta di viaggi sulla Luna, di dinamitardi nascosti e di morte (Glen Runciter, presidente della omonima agenzia, sarà il primo a morire). Da qui partirà il contrattacco da parte del protagonista nei confronti di Ray Hollis, ideatore e artefice dell'offensiva “lunare”.

Una volta fatto ritorno a casa però, Joe e i suoi compagni si ritrovano in un mondo completamente sballato. Notano il cambiamento fin dalle minime cose: il caffè ammuffito, la panna inacidita, il telefono – ultimo modello - che fino a qualche ora prima continuava imperterrito a domandare monete per poter fare il suo lavoro, ora risulta essere tornato come quello dei “bei vecchi tempi”, dove all'altro capo la gentile signorina rispondeva “prego, il numero?”.
Tutto è scombussolato. La realtà è scombussolata. E' tornata indietro nel tempo, precisamente nel 1939. E' strana. Come strani si sentono, lentamente, mano a mano che il tempo passa, Joe e i suoi colleghi. Uno per uno saranno divorati, accartocciati, destrutturati. E raggiungeranno la morte.

E allora lo scopo ultimo del protagonista sarà lottare.
Lottare contro chi ha portato ad un cambiamento così drastico, chi ha portato alla dissolvenza i suoi amici, tra esperienze improbabili e incontri ravvicinati quasi impossibili, chiedendosi quale sia il vero mondo.

Per scoprire forse che alla fine è tutto un gioco. Un gioco del più forte. Un gioco di colui che guarda dall'alto e tutto controlla (e ride, anche). Metà campo occupata dai “buoni” e l'altra metà dai “cattivi” (o dal “cattivo”?). L'eterna lotta tra il Bene e il Male contestualizzata in un ambiente fantascientifico, dove tutto è il contrario di tutto, dove dall'alto scende indisturbato il “Salvatore” del mondo, Ubik, ancora una volta figlio del commercio del tempo, uno spray capace di far tornare tutto “come prima”; ma è anche la mano amica; ma è anche Ella la donna angelo; ma è anche il nulla che pervade l'aria attorno ai protagonisti.

Dick con maestria si diverte beffardamente e sadicamente a prendersi gioco di noi: ci fa trattenere il fiato insieme ai personaggi e ci fa piangere e soffrire con loro; ci fa provare palpitazioni e ci fa costantemente voltare indietro la testa per controllare se siamo seguiti o no. Ci fa tirare un sospiro di sollievo verso la fine, per poi burlarsi di nuovo e farci ricominciare da capo.

Sì, perchè “Ubik” è questo: un cerchio, una storia concentrica che non finisce mai e che ritorna sempre all'inizio. Che destabilizza. E che da' un suggerimento: controllare sempre le istruzioni per l'uso!

Consigliato a: chi vuole avvicinarsi alla fantascienza attraverso un viaggio allucinogeno senza dover assumere necessariamente droghe di alcun tipo.

Citazione:
"Da quando, chiese Don Denny a Francy, hai bisogno di droghe psichedeliche per ottenere allucinazioni? Tutta quanta la tua vita non è altro che un'allucinazione ad occhi aperti."

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