venerdì 28 marzo 2014

L'occhio del male - Stephen King

L'occhio del male, Stephen King (Richard Bachman). 1992, Bompiani. 280 pagine.

Richard Bachman firma il quarto romanzo thriller della sua storia; pochi (se non solo i fan più sfegatati) sanno che nascosto dietro questo pseudonimo si nasconde il Re della letteratura horror per eccellenza, Stephen King.

La trama è molto semplice: Billy Halleck, un famoso e pingue avvocato, a causa di un piccolo, impensabile guizzo di erotismo da parte della moglie Heidi, uccide una zingara sbucata dal nulla, in un incidente stradale; il padre della donna, amareggiato ed imbestialito per la disgrazia, scaglia una maledizione ad Halleck. Sarà condannato a dimagrire fino a morire.
Con lui, a scontare una triste e interminabile fine, ci sono il giudice che ha tenuto il processo e ha assolto l'avvocato (squame spaventose e misteriose iniziano a crescere sulla sua pelle) e il poliziotto che ha cacciato a malo modo gli zingari al loro arrivo in città (la sua pelle letteralmente marcirà).

A Billy l'unica cosa che resta da fare è quella di ricercare l'anziano sfigurato zingaro e pregarlo di togliergli di dosso la maledizione; ma non sarà affatto facile. Cercherà infatti aiuto in Ginelli, un vecchio amico gangster che nella sua vita ha già avuto il piacere di incontrare lo zingaro stregone.

Nel romanzo si delineano i tratti caratteristici della scrittura di King, nonostante si presenti attraverso questo pseudonimo; la storia scorre velocemente, intrigando il lettore almeno nella prima parte, dove Halleck si continua a domandare se il suo calo repentino di peso sia davvero causato da quel “Dimagra!” sussurrato al suo orecchio dallo zingaro, fuori dall'aula del tribunale. E nei continui interrogativi e prese di coscienza dell'avvocato, sull'idea che forse, la causa di tutto fosse da ricercare nella moglie, rea di averlo distratto durante la guida. Oppure anche nella donna zingara che si è lanciata in mezzo alla strada senza guardare che arrivasse lui, in auto.

Le tematiche trattate sono di non poco conto: il senso della giustizia, della colpevolezza che forse davvero è da ritenersi suddivisibile in equa parte; la paura di ciò che è nuovo e diverso, il campo nomadi, che irrompe nelle strade cittadine con i suoi costumi, i suoi balli, le sue acrobazie circensi; il tentativo di dialogo tra un uomo già arrivato ma quasi alla fine dei suoi giorni, e un sudicio ma potente zingaro che ha le redini delle vite delle persone in gioco.

Chi conosce abbastanza King può condividere l'idea che “L'occhio del male” non rappresenti l'epicità tra tutti i suoi romanzi, ma nonostante ciò, è un racconto che procede a ritmo molto spedito, ricco di dialoghi eccellenti e soprattutto dotato di una carica di adrenalina elevatissima. Un Richard Bachman quasi al pari di “La lunga marcia”.

Consigliato a: tutti gli amanti del Re, a coloro che non si lasciano spaventare da una semplice maledizione, e perchè no? Anche ai golosi di crostata alle fragole!

Citazione: “Così... Tu sei convinto che si è trattato di uno stallo. Così l'hai chiamato? Uno stallo... Ti sei convinto che quel che è successo alla mia Susanna è colpa tua quanto o mia o di Dio. Dici che non ti si può chiedere di pagare, per questo. Dici che la colpa scivola dalle tue spalle perchè le tue spalle sono spezzate. Non c'è colpa. Dici. E dici e dici e dici. Ma non è vero, uomo di città. Ognuno paga, anche per quel che non ha fatto”.

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