giovedì 13 marzo 2014

Un luogo chiamato libertà - Ken Follett

Oggi tocca a.... Fabio! Trovate la sua prima collaborazione con mangiapagine dedicata a Ken Follett proprio qui sotto.


Ciao a tutti! Qualche settimana fa mi ha offerto la possibilità di scrivere una recensione per il suo blog e, anche se con un po' di ritardo, sono molto contento di essere finalmente riuscito a farlo. Il libro di cui vorrei parlarvi è Un luogo chiamato libertà di Ken Follett, il romanzo che mi ha fatto conoscere e apprezzare questo grande autore.

Scozia, 1767. Sir George Jamisson è uno spietato proprietario terriero che rischia di cadere in disgrazia e di perdere tutte le sue ricchezze. Per cercare di uscire da questa delicata situazione, organizza un terribile piano che gli permetterà di mettere le mani su alcuni nuovi giacimenti di carbone, fulcro dell’attuale economia. Saranno proprio la sua avidità e le condizioni disumane alle quali i minatori sono costretti a lavorare, ad accendere la scintilla che porterà il giovane minatore Mack McAsh a cercare di spezzare le catene della schiavitù per essere finalmente un uomo libero. Al suo fianco ci sarà la giovane e aristocratica Lizzie, promessa sposa del figlio maggiore di Jamisson, una ragazza forte e decisa a non piegarsi alla volontà di una società che disprezza. Tra la Scozia, Londra a le colonie Americane, Mack e Lizzie percorreranno una strada piena di difficoltà alla ricerca di un luogo dove essere finalmente liberi.

Ho letto Un luogo chiamato libertà diversi anni fa, grazie alla mia professoressa di italiano delle scuole superiori che, saggiamente, ha affiancato letture più classiche ad alcuni romanzi più moderni e sicuramente maggiormente capaci di ottenere l’attenzione di un gruppo di ragazzi spesso reticenti quando si trattava di leggere. Nonostante all’inizio fossi un po’ scettico visto che non avevo mai letto nulla di Ken Follett e non pensavo potesse essere un libro di mio gradimento, mi sono dovuto ricredere: la storia è molto avvincente e si sviluppa nel pieno della rivoluzione industriale, esaltandone tutti i pregi e, soprattutto, i difetti come le condizioni di lavoro terribili e al limite della schiavitù alle quali erano costretti i minatori.

La struttura della trama non brilla di particolare originalità: il povero minatore, la ricca e viziata aristocratica, un odio iniziale che si trasforma naturalmente in affetto e attrazione; insomma, una ricetta già vista. A dispetto di questo, Ken Follett riesce a costruire un romanzo molto credibile e avvincente che mette in primo piano le vicende storiche e politiche e, diciamolo, non ci si poteva aspettare di meno da un maestro indiscusso di questo genere. Il racconto è arricchito da intrighi, vendette e intrecci amorosi. Mentre leggevo mi sono molto affezionato ai due personaggi principali, due caratteri forti e combattivi. Entrambi si battono spinti dalla convinzione di meritare di più: uno la libertà dalle catene della schiavitù che da tutta la vita lo tengono prigioniero, l’altra da quelle di una società all’apparenza perfetta, ma che in realtà cela solo falsità, giochi di potere e crudeltà.

Non so se abbiate già avuto modo di apprezzare la straordinaria abilità di Ken Follett nello scrivere romanzi storici capaci di intrappolare il lettore fino all’ultima pagina; nel caso, sono convinto che Un luogo chiamato libertà sia il modo perfetto di fare la sua conoscenza. Lo consiglio davvero a tutti gli amanti di questo genere e anche a chi ha voglia di una lettura avvincente ma leggera.

Vi saluto e ringrazio ancora Và per l’ospitalità sul suo bellissimo blog!

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