lunedì 28 luglio 2014

Novella degli scacchi - Stefan Zweig

Novella degli scacchi, Stefan Zweig. 1941, Newton Compton Editori, 126 pagine.

Gli scacchi non sono un gioco, sono una guerra. Così mi diceva mio padre quando io, ancora piccolo, guardavo con occhi curiosi la sua scacchiera bramoso di apprendere le regole di quell'oscuro ‘passatempo’  che aveva portato al mio vecchio anche una coppa, premio conquistato in un non precisato circolo scacchistico di Bergamo.

Novella degli scacchi di Stefan Zweig parla proprio di questo, di scacchi e guerra. Il narratore è in viaggio su una nave passeggeri partita da New York e diretta a Buenos Aires. Tra gli ospiti dell’imbarcazione c’è anche un famoso maestro di scacchi, Mirko Czentovic, un analfabeta che nella vita non ha mai combinato nulla ma che possiede un’innata dote per la scacchiera. Restio a ogni forma di socializzazione, accetta la sfida di un facoltoso scozzese che paga volentieri 250 dollari per avere l’onore di disputare una partita col maestro. Contro Czentovic giocano lo scozzese, il narratore e altri appassionati, tutti uniti nel vano tentativo di sconfiggerlo. Infatti perdono, ma inaspettatamente riescono a pareggiare il secondo match grazie all’intervento di un nuovo ospite misterioso. In una conversazione privata tra quest’ultimo e il narratore, si scoprirà la storia dell'uomo misterioso, chiamato Dr. B., e di come sia diventato un esperto negli scacchi. La Novella si conclude con la sfida finale, un testa a testa tra Czentovic e Dr. B.

Zweig morì suicida nel 1942 lontano dalla sua patria, l’Austria, ormai da tempo sotto il giogo di Hitler, e i suoi libri furono tutti bruciati dai nazisti nel 1933. Ai suoi tempi fu un romanziere molto famoso e apprezzato dal pubblico, e le sue opere furono quasi tutte dei bestseller. Proprio per questo i critici non lo amarono, nemmeno quelli successivi alla Seconda Guerra Mondiale e quindi postumi rispetto alla morte dello scrittore. Puzza sotto il naso, io la chiamo. O invidia. Perché Zweig narra bene, molto bene. Si fa capire dal lettore con uno stile chiaro, pulito, senza fronzoli, scrivendo in modo semplice ma non semplicistico. La sua narrazione fila via che è un piacere e questo basta per apprezzarlo. Non fa ardue similitudini e non si dilunga troppo in inutili descrizioni, ma questi sono difetti? A mio modesto parere no.

Novella degli scacchi non è un capolavoro della letteratura mondiale, ma è e resta una piacevolissima lettura che mi sento di consigliare a tutti. Zweig utilizza la scusa degli scacchi per parlare soprattutto delle nefandezze del nazismo. Inoltre riesce a spiegare come la passione per la scacchiera possa diventare una battaglia psicologica non solo contro l’avversario di turno, ma soprattutto contro se stessi. E credetemi e passatemi i termini, i veri maestri di scacchi sono così: geniali, ma come minimo particolari, se non addirittura disturbati. La storia, quella reale, è piena di esempi. Ed è logico: gli scacchi non sono un gioco, sono una guerra.

Consigliato a: chi ama gli scacchi, ma anche a chi non ne conosce le regole. Il racconto di Zweig parla soprattutto di uomini e di esperienze di vita. E poi l’edizione Newton costa solo 1,90 euro, suvvia.

Citazione: “Potevo pensare solo agli scacchi, solo in termini di mosse di scacchi, problemi di scacchi; qualche volta mi svegliavo con la fronte madida e capivo d'aver inconsciamente continuato a giocare anche nel sonno, e quando sognavo esseri umani, me li raffiguravo soltanto nei movimenti dell'Alfiere, della Torre, nell'avanti e indietro della mossa del Cavallo.”

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