martedì 17 maggio 2016

Il grande animale - Gabriele Di Fronzo

Il grande animale, Gabriele Di Fronzo. Nottetempo. 161 pagine. 12,00 euro.

Voto: 8 ½

Questo romanzo ha per protagonista un dio.
Un dio che si chiama Francesco Colloneve.
Lui è l'uomo della fine; il confessore imparziale dell'ultimo atto di vita, colui capace di creare uno scarto labile e quasi inesistente tra vita e morte. 
Francesco ha il potere di donare l'immortalità.

Sì, perchè la voce narrante del romanzo di esordio di Gabriele Di Fronzo, “Il grande animale”, svolge la professione di tassidermista, ovvero: è l'imbalsamatore della vita. La sua bravura sta nel mettere “sottovuoto” gli animali.

"Il mio lavoro, facile capirlo, ha a che fare con la parte viva dei morti"

Il suo lavoro si incentra nello svuotare per riempire. Svuotare un corpo della sua vita per riempire la nostra memoria dello stesso.

E' il modo sfruttato da lui per elaborare il lutto, santificando lo stesso corpo. Con gesti precisi, minuziosi, chirurgici, prende forma dalle sue mani esperte il “rito della finzione della vita”; uno scatto, una fotografia della esistenza ormai perduta, abbandonata, lasciata, fin(i)ta. 
Un vuoto da colmare.
Una mancanza.
Che entrerà prepotente anche in Francesco, poiché egli dovrà fare i conti con il padre, malato, che ha sempre cercato di dimenticare, o meglio, di accantonare.

E dovrà mettercela tutta perchè la mancanza riesca a colmarsi con plastilina e filo di ferro; con le persone, con il sangue del proprio sangue, non è così facile, forse, come nel caso degli animali. Ma Francesco sembra riuscirci.
Entrambi in realtà ci proveranno.
C'è il tentativo di Francesco, di rimettere in una posizione "corretta" il padre, solo alla fine. 
E poi c'è il tentativo dello stesso padre, di dimenticare i suoi atteggiamenti passati di violenza e indifferenza nei riguardi del figlio. Le mortificazioni subite da Francesco, che lo stesso ragazzo farà rivivere giornalmente al padre, morente, con un ritmo incessante, come una goccia lasciata scappare da un rubinetto in perdita.

E' un modo, questo, come un altro, per cicatrizzare il dolore ed “esorcizzare” il conseguente vuoto.

“Il contrario di pieno è vuoto, ma vuoto è anche il contrario di tutto il resto, vuoto a parte, il vuoto è il medicamento che si può contrapporre a ogni altra cosa che non sia se stesso, questa la regola cui attenersi, comàndati ora il dettaglio, ora che hai imbastito il vuoto, tutto attorno è limatura minutissima di ferro che la tua mano destra richiama a sé come un magnete, adesso non hai neppure spazio intorno per fare movimenti, scordati la facilità che hai avuto all'inizio, il vuoto esiste, inizia a vedersi, e c'è da non rinunciare a niente per realizzarlo del tutto”

Leggete la “liturgia del vuoto”, non ve ne pentirete.
E per farlo, c'è un modo molto semplice: passate da www.goodbook.it e prenotate la vostra copia da ritirare nella libreria che più vi piace!

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